Ortonovo - Guida Turistica

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.: ORTONOVO
 Ortonovo è un comune di 8.546 abitanti della provincia della Spezia.
 Ortonovo è il comune ligure più orientale, confinante con la Toscana e posto ai piedi delle Alpi Apuane.
 Il suo capoluogo sorge su una delle colline che diradano verso la piana del fiume Magra, e la maggior parte del territorio si sviluppa nelle zone collinari, tuttavia una consistente parte trova sbocco verso la pianura, nella zona della antica Luni.
 Nei dintorni spicca lo storico borgo di Nicola, situato anch'esso alla sommità di una collina ai piedi delle Alpi Apuane.
 Borgo arroccato in una posizione dominante, su una collina ai piedi delle Alpi Apuane, Ortonovo fu costituito fra i secoli XI e XII e subito dovette entrare a far parte delle proprietà vescovili in Lunigiana, come dimostra la riconferma di possesso, da parte del Barbarossa, in favore del vescovo luinense Pietro, della corte che si trovava sopra la Luna, detta di Iliolo e delle sue ville: Ortonovo, Nicola, Casano e Volpiglione; questo ultimo castello, situato in linea retta tra Castelpoggio ed Ortonovo, a circa 450 metri di altitudine, fu eretto dai signori di Boggiano, con compiti non ancora ben definiti, ma di sicuro fu di grande importanza nei secoli XI - XIII. La storia di questo castello è tuttora piena di misteri: sappiamo che non fu mai un borgo abitato da uomini, donne e bambini, come è avvenuto per altri castelli, ma rimase un edificio isolato, con prevalente destinazione industriale, verosimilmente adibito alla lavorazione del legno, quindi molto importante per l'economia locale, poichè il legname rappresentava un materiale importantissimo sia per la costruzione degli edifici, sia per la realizzazione di arnesi da lavoro e utensili, sia come fonte di riscaldamento, anche sottoforma di carbone. Di questo antico castello oggi non rimangono che pochi ruderi: i resti del pozzo, le fondamenta della torre e qualche accumulo di pietra sparso quà e là. Tornando al nostro borgo, il nome, da "Hortus Novus", richiama all'inizio delle lavorazioni nei terreni collinari; già prima del Mille, il sito era noto per essere soggiorno di ricche famiglie lunensi che vi trovavano asilo nella bella stagione, sia per la salubrità dell'aria che per il clima ameno, a differenza della pianura lunense, nella quale l'impaludamento stava provocando periodiche epidemie di malaria. Fin dal Trecento, Ortonovo rimase alle dipendenze del potere vescovile, nel 1333, esso giurò fedeltà al comune di Sarzana, ottenendo così alcune franchigie, oltre all'uso gratuito dei traghetti lungo il Magra; nel 1373, sindaci e procuratori di Ortonovo, insieme ad altri della val di Magra, si riunirono a Milano dove giurarono fedeltà a Bernabò Visconti e, nel 1397, Gian Galeazzo. Tuttavia, appena pochi anni più tardi (1404), il signore di Lucca, Paolo Guinigi, acquistò Carrara, Avenza, Moneta ed Ortonovo, mentre nel 1467, i sindaci del borgo sottoscrivevano a Firenze nuovi capitoli di sottomissione, per mezzo dei quali giuravano fedeltà perpetua a quella Signoria; nel 1495, un altro cambiamento: Ortonovo fu venduto al Banco di S.Giorgio. Con l'affermarsi del dominio Genovese, nella bassa valla ta del Magra, dunque, il nostro borgo diventa località di confine, senza peraltro avvantaggiarsi di questa posizione; al contrario, è Sarzana ad esercitare il predominio sui castelli, grazie all'ufficio di Capitano e Commissario ivi installati dalla Repubblica. Le condizioni sociali ed economiche dei suoi abitanti sono di estrema povertà, continuamente aggravate da grequenti carestie, inondazioni e varie calamità naturali, imposte e tasse. Gli ultimi anni del secolo XVII sono caratterizzati dalla conclusione della secolare vertenza che oppone Nicola a Ortonovo e Sarzana, per il possesso delle terre emerse a Luni, in località Braciolo, che passano definitivamente sotto la giurisdizione sarzanese. Nel 1797, dopo oltre due sevoli di dominio genovese, entra in carica la nuova amministrazione giacobina ed inizia l'organizzazione del nuovo stato. Nel Luglio del 1799, ad Ortonovo ed in tutta la Lunigiana, viene ripristinato l'antico regime al quele le autorità locali rendono immediato ossequio; ma anche questo è di breve durata, in quanto l'anno successivo, dopo la battaglia di Marengo, gli Austriaci si ritirano dalla Lunigiana e torna in vigore il regime democratico. Nel 1805 la Liguria è annessa all'Impero di Napoleone, con evidenti conseguenze sociali ed economiche: da un'economia prevalentemente agricola si passa ad una industriale e commerciale, con spostamento del centro di gravità della Lunigiana da Sarzana a La Spezia. Il dominio francese impresse alla vita pubblica ortonovese un ritmo più serrato, assicurando anche una maggiore correttezza amministrativa. L'annessione della Liguria al regno di Sardegna, che fu attuata nel 1815, non provocò ad Ortonovo particolari reazioni negative: neanche la grave crisi annonaria degli anni 1816-1817 ed i contraccolpi del 1821 ebbero gravi conseguenze nel paese; solo nel '48 e nel '59 la vita amministrativa pareva turbata: crescena infatti la pressione degli enti patriottici, sostenuti ormai dalle stesse autorità. Syul finire dell'Ottocento la cosiddetta banda di Ortonovo, un gruppo di cavatori di marmo, persuasi dall'ideale di una più agiata condizione economica, cercarono di unirsi all'insurrezione di anarchici della vicina Carrara, ma vennero condannati duramente dal tribunale di guerra. Nello stesso periodo gran parte del territorio del Comine Ortonovese passò nelle mani di Carlo Fabricotti, che lo suddivise in appezzamenti assegnati a mezzadria. Dopo il crollo dei Fabbricotti, nel territorio subentrò Gualtiero Benelli, imprenditore di Prato, il quale agevolato dalla crisi del marmo e dalle facilitazioni concesse dal Fascismo, acquisì numerose proprietà nell'intera vallata. Fino al secondo dopoguerra, nel Comune di Ortonovo, erano ancora attivi sei frantoi e cinque mulini, mentre intorno agli anni Quaranta si esauriva la produzione di carbone, per la quale si utilizzavano legnami provenienti dai boschi siti sopra l'Annunziata. Ormai, comunque, l'economia del comune si era orientata verso il polo industrializzato di La Spezia e l'enorme sviluppo edilizio del piano rendeva sempre più desueti gli edifici da farina e da olio, attorno ai quali, un tempo lontano si erano concentrate l'economia e la vita sociale dei nostri avi.